È già capitato altre volte. Si evita di parlare di argomenti
come la democrazia diretta, sviando letteralmente l’attenzione del pubblico su
cosucce insignificanti. Una specie di gioco delle tre carte, quando il
giornalista (anziché informare) concentra la tua attenzione sul dito facendoti
ignorare la luna.
Ricordiamoci ad esempio di quando Beppe Grillo rilasciò l’intervista a Time. I giornalisti italiani, espertissimi servi di regime, hanno tralasciato
tutta un’intervista in cui si parla di democrazia, di crisi, di lavoro e hanno sottolineato, storpiandone il senso, solo due passaggi: “voglio il 100%” e
presunte “minacce di violenza nelle strade”. Niente di più lontano dalle parole
che si possono leggere nell’intervista originale. Beppe Grillo ha parlato del
M5S come un movimento “destinato a finire” non appena i cittadini diventeranno
il 100% delle istituzioni e diventeranno Stato in prima persona e, riguardo
alla fantomatica minaccia di violenza nelle strade, ha detto testualmente che
il M5S è anzi un argine allo sfociare della violenza (la gente non ce la fa
più, il M5S canalizza rabbia e indignazione in modo pacifico e democratico, al
contrario di quello che succede, ad esempio, in Grecia). Ed ecco che il senso
dell’intervista è stato distorto e usato strumentalmente a fini politici. Esattamente
quello che non dovrebbe fare una libera informazione. Ma qui siamo in Italia, l’informazione
non è libera.
Ma ci sono stati altri casi del genere! Ad esempio quella famosa uscita dei quotidiani italici “Casaleggio shock! Beppe Grillo è come Gesù!
Casaleggio vede in Beppe i tratti del Messia!”. Seh. Come no. L’articolo in questione, uscito sul Guardian, era ben diverso. Casaleggio parlava del
messaggio diffuso da Beppe Grillo, partito dai palazzetti, passato dalla rete e
divenuto virale. Così come il messaggio di Gesù, partito da pochi apostoli,
diventò virale, con una diffusione mondiale. L’articolo del Guardian inizia
infatti con la dichiarazione di Gianroberto Casaleggio: "It's like Jesus
Christ and the apostles," said Roberto Casaleggio. "His message, too, became a virus." Da
che mondo è mondo, “it” non si può riferire a Beppe Grillo, essendo Grillo una persona
(quindi avrebbe dovuto essere “he”, cari i miei pennivendoli italioti) ma ad
una cosa o una situazione. Risultato in Italia: significato stravolto,
informazione strumentalizzata per scandalizzare l’opinione pubblica nei
confronti del M5S. Ma ancora una volta, in particolare, non si parla del
contenuto dell’intervista: lavoro, democrazia diretta, fine della
partitocrazia. Si inventano una notizia che non c’è per non parlare degli
argomenti seri.
Veniamo ora al più recente caso di distorsione e di strumentalizzazione
delle notizie. L’intervista a Gianroberto Casaleggio, appena rilasciata a Bruce
Sterling per Wired, si preannuncia molto interessante (dico “preannuncia”
perché sarà pubblicata sul mese di Agosto). Casaleggio parte con una presa di
coscienza inevitabile, nel paese in cui il Parlamento non discute, ma va avanti
a colpi di decreti di governo: l’unico modo per cambiare le cose in Italia è
andare al governo. E vogliamo pure dargli torto? Abolizione dei rimborsi
elettorali? No. Rinvio del pagamento dei rimborsi elettorali? Neanche per
sogno. Abolizione dell’Imu? Non se ne parla. Reddito minimo garantito? Manco
per idea. Ineleggibilità di Berlusconi? Una pippa. Referendum propositivo? Ma di
che. Riduzione numero dei parlamentari? Assolutamente no. Ergo, cosa vuoi
combinare in un parlamento dove la maggioranza dei parlamentari è affiliata
(questo è proprio il termine giusto) ai partiti? Viviamo in una partitocrazia,
in una dittatura governativa. L’unico modo di cambiare le cose è andare al
governo, con la maggioranza, e spazzare via questi partiti, rendendo finalmente l’Italia
una democrazia. Continua poi Casaleggio: il calo delle amministrative era
previsto. Ha detto forse che era una strategia, come i giornalisti sinistroidi
dell’Unità hanno scritto? No. Hanno semplicemente pensato che le liste che
potevano candidarsi erano quelle radicate da almeno un paio di anni sul
territorio. Buona o cattiva tattica, questo non lo so. Ma cosa dice il
paragiornalista dell’Unità (povero Gramsci) Toni Jop? “Il marketing è più
tenero della storia: anche una boiata pazzesca può essere utile ad uno scopo. Casaleggio
ha tenuto Grillo all’oscuro di un paio di situazioni: mentre quel poveraccio di
sbragava cercando di convincere le nonne a votare per lui che è simpatico, il
pensatore lavorava per perdere. La seconda: quante volte abbiamo sentito Grillo
urlare che punta al 100% dei consensi? Bene, non era vero, cioè il povero
Grillo era stato mandato avanti a fare il matto ma in cuor suo Casaleggio
sapeva, e ieri lo ha affermato, che in realtà il Movimento – lui – punta al
51%.” Ancora con ‘sta storia del 100%? Ma solo un cretino può scrivere queste
cose! E in effetti, il buon Jop non mi sembra molto reattivo. Anche sul punto
del “lavorare per perdere”: quante volte ha detto Grillo che le amministrative
sono state una sconfitta? Nessuna! Ha casomai detto che il lavoro del M5S è un
lavoro che va valutato “nel lungo periodo”, e che la vittoria della sinistra
era una “vittoria di Pirro”. Ma poi da quale autorevole fonte questa specie di
giornalista dell’Unità dice che Grillo “convinceva le nonne a votare per lui
perché è simpatico”? Alcune dichiarazioni di Grillo: se hai votato il M5S per
delegare un partito, hai sbagliato voto; Se vuoi dare il voto e poi non attivarti,
allora vota un partito; l’elenco delle citazioni in cui Grillo fa tutto tranne
elemosinare voti potrebbe essere infinito. Ma all’Unità, come al solito,
scrivono il falso senza citare alcuna fonte. Il grande giornalismo italico.
Ripeto: povero Gramsci. Ma torniamo all’intervista di Wired. Bruce Sterling
conclude dicendo qualcosa che (guarda caso) nessun giornalista italiano ha riportato. “Mi è molto chiaro quello che Casaleggio sta facendo in Italia.
Vuole liberarsi dell’intermediazione dei partiti e dei media convenzionali,
collegarsi direttamente agli elettori, spingerli a candidarsi e votarsi da
soli, usando le piattaforme digitali di Casaleggio. Nessun altro al mondo è
riuscito a fare con tanta efficacia e su scala così vasta quello che lui ha
fatto in Italia. Ma non c’è nulla di nascosto, di misterioso o di magico in
tutto questo. Il suo attivismo digitale probabilmente è la cosa meno misteriosa
della politica italiana. Un sistema in cui tutti hanno gli stessi diritti
civili e in cui ognuno partecipa al bene comune e lo fa perché è giusto. Se
fosse così oggi l’Italia sarebbe un paese migliore.” Eccoci al dunque, si parla
di democrazia diretta, argomento che in Italia è considerato tabù, perché in
contrasto con la partitocrazia. Democrazia diretta non significa che oltre 50
milioni di persone devono entrare nel Parlamento, ma che ognuno tramite alcuni
strumenti (e la Rete è solo uno di questi) può far valere le proprie idee.
Strumenti di democrazia diretta sono la Rete (perché connette le intelligenze e
annulla le distanze), i referendum propositivi (che portano l'azione legislativa direttamente al cittadino), il collegio unilaterale secco
(o recall, ossia ciascuna circoscrizione può revocare il proprio parlamentare
eletto se non mantiene le promesse elettorali), il vincolo di mandato (cioè se
vieni eletto con uno schieramento, non è che dopo 2 giorni cambi casacca e
passi con un altro partito), etc. Come mai i giornali hanno tanta paura che
questi temi vengano portati all’attenzione pubblica? Forse perché i loro datori
di lavoro (i partiti) non vogliono, non rientra nei loro interessi.
Tutti questi sono strumenti di democrazia diretta che
sarebbero possibili e necessari in questo paese, ma sono realizzabili solo ed
esclusivamente senza questi partiti incancreniti che ammorbano la nostra democrazia
come insaziabili parassiti. E rieccoci al 51%. L’unico modo per bypassare i
partiti è avere la maggioranza, con l'attuale sistema istituzionale. Con l’introduzione della democrazia diretta, un
movimento come il M5S non avrebbe più ragione di esistere. Lo ha detto svariate
volte Beppe Grillo, lo ha detto svariate volte Gianroberto Casaleggio e lo
dicono pure gli attivisti. Esiste una parola per questo: coerenza.
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