Il governo Alfetta, dopo aver promesso un aumento in busta
paga di 250/300 euro al mese per i lavoratori dipendenti, dopo averlo
strombazzato in ogni modo in tutti i canali d’informazione, arriva ora alla
conclusione: la legge prevede un aumento netto in busta di addirittura (!) 8 euro. Otto euro! Ma mica ora, dovremo aspettare la primavera del 2014. Posso
fare una semplice osservazione? Meglio nulla. Sarebbe stato meglio lasciare le
cose come stanno attualmente. Un aumento di 8 euro suona più come uno schiaffo
morale che come un’azione a tutela dei lavoratori. Specialmente se si pensa che
questi soldi, come al solito, vengono presi da dove non si deve: nuove tasse e
nuove imposte mentre le mega-pensioni, i costi della politica e gli stipendi
giganteschi dei manager rimangono intatti.
Sembra di rivedere il solito film già proiettato, purtroppo,
in occasione del decreto sul lavoro: si pompano al massimo, a mezzo stampa e
tv, incentivi per i giovani disoccupati, quando in realtà quel decreto non ha
dato lavoro a nessuno. Un incentivo in cui per essere assunto devi essere un
disoccupato perenne, un analfabeta o un ventenne con un genitore a carico, non
serve a una beata minchia. L’unico scopo a cui servì quel decreto vergognoso fu
il messaggio di Letta a reti unificate: “Ora le aziende non hanno più scusanti
per non assumere i giovani”. Come se non bastasse, è stato fatto uno studio che
dimostra che la fascia di età 18-29 anni è la stessa dell’apprendistato, e ad
un’azienda conviene assumere un apprendista piuttosto che avvalersi dell’incentivo
del decreto-buffonata.
Adesso siamo alle solite: i giornali e le tv, tutti servi di
partito e funzionali alla propaganda del governo, amplificano la notizia “Letta
aumenta le buste paga di 250/300 euro al mese”. Il fatto poi che l’aumento da
300 euro passi a 8 euro e che i soldi verranno presi con altre tasse dalle
tasche dei lavoratori scompare inspiegabilmente da qualsiasi mezzo di
informazione (informazione?!?) e l’unico messaggio che passa è che “il governo
attacca finalmente il cuneo fiscale”. Niente è più lontano dalla realtà. Questa
è propaganda.
Non dobbiamo pensare alla propaganda come poteva essere la
propaganda nazista di Joseph Goebbels. In quel caso, esisteva appunto il
Ministro della Propaganda, che controllava direttamente i mezzi di informazione
e di comunicazione. Oggi la situazione è diversa, ma solo sulla carta. L’azione
dei governi, nel tentativo di indurre pensieri e reazioni nelle coscienze dei
cittadini, si riversa sui mezzi d’informazione tramite quei meccanismi che Noam
Chomsky analizza in “La Fabbrica del Consenso”. I grandi canali di informazione sono
intrinsecamente legati tra di loro, come una sorta di “mappa del potere”, e
sono di fatto proprietà di grandi corporations. I grandi quotidiani diventano
insomma delle grosse aziende che non vendono il prodotto che dovrebbero (cioè la
notizia) ma vendono in realtà un altro prodotto (audience, pubblico) alle
aziende pubblicitarie. Se l’informazione non è libera, indipendente, ma
soggetta a questo o quel finanziamento (il 95% dei ricavi delle reti tv
proviene dalla pubblicità) non sarà mai possibile assicurare una corretta
informazione.
Oggi, in Italia, succede questo: il governo dà pubblicamente
un annuncio; i giornali e le tv amplificano oltremodo il fatto, seminando nella
gente il pensiero che una determinata élite di potere vuole promuovere; nel
concreto, non cambia nulla, gli annunci del governo sono sempre e solo parole
vuote prive di risvolti nella vita reale, fatto che stavolta viene
completamente ignorato dall’informazione; al cittadino rimane l’impressione che
si debba prendere “per vero” il fatto che il governo stia lavorando per lui,
mentre la realtà è che siamo vittime di una propaganda ancora più bieca e
meschina di quella di una dittatura vera e propria.
Le conferme di quanto appena detto si trovano ovunque, basta
informarsi in Rete.
Sulle nostre buste paga non cambierà nulla, anzi, tramite
altre tasse saremo sempre più “poveri”. Ci mettono 8 euro in busta e ce ne
tolgono altri di soppiatto. Un’informazione corretta è l’unico rimedio contro
questa vergognosa propaganda e purtroppo non esiste se non in Rete. Siamo in un
paese dove le notizie te le devi andare a cercare e questo, non c’è niente da
fare, è un dato di fatto.
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