Continua la rubrica “Parole inopportune”, in cui analizzo termini spesso abusati dai politici e dai media. Parole che vengono distorte,
storpiate, per poi essere strumentalizzate e usate ad hoc
da una classe politica manipolatrice, culturalmente ignorante e intellettualmente
disonesta.
Dopo aver analizzato, nel precedente post, la parola “populismo”,
anche stavolta restiamo su un tema vicino al MoVimento 5 Stelle: la parola di
oggi è “Antipolitica”.

Per analizzare al meglio l’utilizzo falsato di questa
parola, generalmente rivolta a tutti gli attivisti del M5S e definita da
Zagrebelsky "un'accusa violenta e disonesta", è necessario ripercorrere
quella che è stata la “genesi” del MoVimento. Nel 2005 Beppe Grillo apre il
suo blog. I suoi spettacoli si fanno sempre più politici e, tramite
i numerosi feedback del suo pubblico attraverso il blog, nota che esiste
una forte vicinanza della gente nei confronti dei temi toccati durante gli
spettacoli. La domanda che, tramite i commenti del blog, si sente fare sempre
più spesso è “Beppe, queste cose le sappiamo, cosa facciamo?”. Nasce
così un esperimento ambizioso, quello dei cosiddetti “meetup”.
Tramite la piattaforma americana del social network MeetUp, Grillo
lancia un’idea: esiste un mezzo che può connetterci tutti quanti
insieme, che ci permetta di incontrarci nelle nostre città e discutere delle
problematiche locali, che faciliti un’organizzazione pratica sul territorio per
trattare i temi che emergono dagli spettacoli e dal blog. Quel mezzo è la
Rete. L’appello consiste nel formare un gruppo di persone
(inizialmente si chiamavano “gli amici di Beppe Grillo” o “grilli”
o “grillini”) che vogliano trovarsi insieme per parlare di questi
problemi sollevati dal comico. I gruppi vennero costituiti, sempre più persone
trovarono un modo per connettersi con perfetti sconosciuti e cominciare
a fare politica. Politica nel senso di “agire sul territorio
per un bene comune”. Poco tempo dopo sono nate le liste civiche. Da
lì alla nascita del MoVimento 5 Stelle il passo fu molto breve. Dalla
fondazione del MoVimento all’ingresso in Parlamento i tempi furono talmente
rapidi che nessuno se lo poteva aspettare. Il resto è storia di questi
giorni.

Se capiamo come funziona il MoVimento e pensiamo alle
idee che mettono insieme tutti quegli attivisti che difficilmente avrebbero
avuto modo di conoscersi e lavorare senza lo strumento della Rete, ci rendiamo conto
di ciò che rappresenta effettivamente il MoVimento. A meno che non si sia
capito un’acca di tutto il processo sopra descritto, o si voglia
chiudere deliberatamente gli occhi di fronte all'evidenza, una cosa risulta
chiara e netta: il M5S (piaccia o non piaccia, non importa) si pone di
fatto come un’alternativa al modello di politica vigente, promuovendo il
coinvolgimento diretto e la partecipazione fattiva del cittadino alla vita
delle istituzioni democratiche (parlamento, consigli comunali, etc.). Il
"popolo" individua le problematiche, elabora gli indirizzi
programmatici e delega ai suoi rappresentanti, intesi come semplici
"dipendenti" ed "esecutori", il compito di tradurre in atto
e di dare sbocco operativo alla volontà dei cittadini. Ciò che qui dunque si
delinea e si persegue è niente di meno che la partecipazione diretta di tutti i
cittadini alla politica, alla gestione della res publica. Democrazia, dunque!
Altro che antipolitica! Se andiamo a cercare il significato della parola
“antipolitica” sul dizionario Treccani, troveremo qualcosa di diametralmente
opposto: “Avverso o estraneo alla politica”. I “grillini” invece,
ora lo dovrebbero sapere anche i sassi, non sono né avversi né estranei alla
politica. Non sono avversi alla politica perché l’esigenza di creare un
movimento dal basso per discutere di problematiche locali e generali
costituisce l’atteggiamento fondante della politica, sempre se
intendiamo la “politica” come “agire per un bene comune”. Sono forse estranei
alla politica? Certo che no: fin dall’inizio si sono posti l’obiettivo
di entrare all’interno delle istituzioni. Sono dentro alla
politica, altro che estranei! E in netto contrasto con la casta politica, che ci
malgoverna da decenni, prendono sul serio il Parlamento, partecipandovi in modo
assiduo e costruttivo, nobilitandone la funzione centrale che la Costituzione
gli assegna.
Oltrepassando ogni limite della decenza, questa nostra
(ahimè) classe politica tradizionale, ipocrita e autoreferenziale, degenerata e
incapace, corrotta e irresponsabile, ha la spudoratezza di presentare se stessa
come la vera e seria Politica, e di denigrare con l'etichetta liquidatoria di “antipolitica”
ciò che rappresenta invece e finalmente, dopo decenni di vergognosa e
fallimentare politica, la novità più importante e il motivo di speranza che i
cittadini onesti hanno perché il paese cambi presto rotta e sia finalmente
governato bene da gente degna.
L’utilizzo strumentale di questa parola e il ricorso sistematico alla menzogna dimostrano la
profonda disonestà della nostra casta politica che, pur di mantenere intatti i
propri interessi, è disposta a tutto. Ma proprio a tutto, anche a
mandare a picco il nostro paese.
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