Incredibile: Renzi se la prende con Crozza e per le sue
imitazioni! Da quest’anno, Crozza ha messo in scena una perfetta imitazione del
sindaco di Firenze, giocando soprattutto sul fatto che il gggiovane politico di
Rignano sull’Arno non dica assolutamente nulla nei suoi discorsi: solo vuoti
giri di parole che non esprimono altro che la totale mancanza di contenuti e di
argomenti. Un esempio qui sotto, se qualcuno non avesse ancora visto niente di
Crozza nei panni di Renzi:
A dire il vero, non è proprio da quest’anno che Renzi viene
imitato negli spettacoli del comico genovese: già gli anni passati potevamo
vedere l’imitazione che Crozza metteva in scena, dipingendo Renzi come un
bimbo, come uno talmente giovane che si portava pure dietro il vicesindaco, un
tenero orsetto di peluche… Ve lo ricordate? Salve, son Matteo Renzi...
Dunque, per quale motivo Renzi s’incazza proprio ora con
Crozza? Perché non se la prendeva prima, quando lo ritraeva con lo zainetto e
con l’orsetto? Semplice: perché l’imitazione odierna rispecchia perfettamente
la realtà – e la realtà fa male. Quella dell’orsetto vicesindaco era uno
sfottò, una risatina spiritosa. Quella dei Renzini (40% di niente, 30% di
Baricco e una spolverata di sinistra) invece, è satira: satira allo stato puro.
E la satira, quando è fatta bene, comunica la verità (quella scomoda) tramite
una caricatura di un personaggio politico. Quando la caricatura, tramite una
risata, ti fa arrivare la vera essenza di quel personaggio politico, allora è
satira ben fatta. Per quale motivo la satira di Crozza (quasi sempre) è buona
satira? Perché coglie in modo perfetto l’aspetto più caratteristico di un
personaggio politico. Il “Che figata” di Berlusconi è l’espressione che meglio
rappresenta lo spirito del berlusconismo. Bersani, non ne parliamo nemmeno:
scommetto che il 90% degli italiani quando pensa a Bersani, la prima cosa che
gli viene in mente è Crozza mentre dice “Porco boia, ragassi”. Ingroia: credo
che Crozza, con la sua perfetta imitazione, sia stato addirittura uno dei
fattori del tonfo politico dell’ex magistrato. Persino Casaleggio: la parodia dell'uomo moderno con i capelli da Robert Plant dei Led Zeppelin che farnetica su un mondo post-apocalittico... Le utlime imitazioni, da Razzi a
Marina Berlusconi (che altri non è che Berlusconi travestito!) sono un ulteriore
conferma di quanto Crozza riesca alla grande, con delle semplici imitazioni, a
cogliere lo spirito di questi personaggi, di coprirli di ridicolo – e qui
arriva la cosa più importante – utilizzando unicamente le loro stesse
caratteristiche. Questa è satira: verità portata all’estremo, critica convertita
in risata.
L’imitazione di Renzi, con le sue praline dell’ovvio, non è
da meno. Coglie perfettamente l’essenza (o meglio, la non-essenza) del
candidato alla segreteria del Pd. E questa volta, Renzi non ci sta: non appena
la satira arriva a cogliere il punto dolente di una personalità politica,
arriva inevitabilmente il contrattacco. In questo, il “nuovo che avanza” non
pare molto diverso dal “vecchio da rottamare”. Ma forse non solo in questo,
dico bene?
Durante la presentazione del nuovo libro di Aldo Cazzullo
(sic!) il gggiovane Renzi sbotta: “Crozza? Altro che leggerezza, cerca di dire
che sono il nulla assoluto.” Beh, Crozza è andato abbastanza vicino alla realtà,
se vogliamo usare un eufemismo. Come risponde Renzi a questa accusa?
“I leader del centrosinistra pensano che sorridere sia un
atto del nemico. La crisi ha ristretto i sogni delle ultime generazioni, ma
possiamo farcela: se torneremo ad avere visioni ‘extra large’ l’Italia
finalmente potrà smettere di piangere.”
È fantastico: lo accusano di rappresentare il nulla più
assoluto e lui risponde con altro nulla! I “sogni extra large”… Il nulla che
avanza, altro che il nuovo! Ditemi che differenza c’è tra l’affermazione di
Renzi che ho appena citato e questa:
“Noi dobbiamo dare un colore alla paura. Dobbiamo prendere
l'ansia a braccetto. Io voglio fare! Non durare, ma fare!”
Trovate voi le differenze.
La politica che non ride della satira è una politica morta. È
una politica che non ha spazio e che mai dovrebbe prendere quota. È quella
stessa politica che cacciò Luttazzi con il famigerato editto bulgaro. È una
politica che ha paura, perché non rappresenta più nessuno. Se il nuovo che avanza è così, vi prego, ridatemi il vecchio.
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